Chi mi conosce sa che uno dei luoghi che più amo al mondo è l’abbazia di San Galgano, nella campagna senese. Per questo è stata ancora più grande la mia sorpresa quando ho scoperto l’esistenza di un monastero “tra cielo e terra” vicino a casa, in provincia di Valencia: Santa Maria de la Valldigna. Parlo di “scoperta” perché è un monumento purtroppo poco noto, che ho trovato casualmente in rete tra le foto di un viaggiatore.
Anche questo, come quello di San Galgano, è un monastero cistercense, fondato nel XIII secolo, e anche qui ciò che lo rende speciale non è soltanto la grandiosità e bellezza della sua architettura, ma soprattutto quel senso di misticismo e di pace che trasmette ciò che dell’edificio non possiamo più vedere – ma che ci permette in realtà di vedere ben oltre. A San Galgano, della chiesa abbaziale rimangono solo l’ossatura perimetrale e la ripartizione interna, mentre sono perduti gli elementi di copertura. Questo ci consente di camminare tra i massicci pilastri, immaginando le grandi volte a crociera che scandivano le navate e osservando il cielo. Ai nostri piedi, il prato verde.
A Valldigna la chiesa è invece integra, nella sua stratificazione dal gotico al barocco, mentre risultano perdute le coperture e le arcate del chiostro e di altri edifici annessi, che lasciano così vedere importanti dettagli costruttivi altrimenti nascosti o meno evidenti (come le nervature delle volte, ricollocate in loco durante gli interventi di restauro) e ammirare al di là di essi il meraviglioso paesaggio nel quale è immerso il monastero. Le morbide colline di San Galgano, animate da cipressi e girasoli, lasciano qui il posto a distese di alberi d’arancio [sedersi tra le rovine e assaggiarne un frutto è stata un’esperienza bellissima].
Durante la primavera e l’estate il monastero richiama un discreto numero di turisti, ma oggi sembrava tutto per me, in una giornata di gennaio con un sole caldissimo [27 incredibili gradi!]. Ho passeggiato lentamente attraverso il complesso assaporandone ogni angolo, sedendomi ogni tanto a leggerne la storia e fotografando ogni dettaglio. Insomma, ho dedicato un paio d’ore alla visita, ma non c’è un percorso fisso. L’importante, credo, in un posto così, è non avere fretta.
Informazioni utili:
Il monastero è visitabile tutti i giorni dalle 9.00 alle 15.00 e dalle 16.00 alle 18.00 (dal 1 giugno al 30 settembre dalle 9.00 alle 14.00 e dalle 17.00 alle 20.00). Sono disponibili diverse tipologie di visite guidate, con e senza prenotazione. Purtroppo attualmente non è più reperibile la monografia del monastero, ma notizie abbastanza dettagliate sulla storia del complesso si trovano nella pagina web e in una brochure offerta all’ingresso di cui vi consiglio di munirvi prima della visita (in castigliano, catalano, inglese, francese e tedesco). Nella grande sala a sinistra del portico d’ingresso, un tempo adibita a frantoio e granaio, è oggi allestita una piccola esposizione permanente sulla storia del monastero. Tra i pezzi esposti una ceramica dipinta proveniente dalle antiche cucine, che recita:
El que guisa con limpieza
y con caridad reparte
en el cielo tiene parte
si en gastar tiene pobreza.
si de verdadera paz
alcanzar quieres la ciencia
ten en lo adverso paciencia.